Quale che sia la realtà sull’origine del nome Bloody Mary, quello che pare certo è l’assoluta confusione della vicenda. Tanto che il drink prese ,seppur brevemente, un altro nome. Negli anni 30 si chiamò, infatti, Red Snapper, perché Bloody Mary appariva un po´ troppo sguaiato rispetto ai tempi. La fortuna di quest´ultima denominazione, però, durò assai poco e il cocktail ben presto riacquistò il suo nome originario.
Procedimento
Per chi ama la versione shakerata: mettere alcuni cubetti di ghiaccio nello shaker e aggiungere vodka, pomodoro, limone, sale, tabasco e worcester. Agitare bene per 6-8 secondi, lasciar riposare un attimo e riprendere poi più lentamente e versare nel bicchiere ben ghiacciato. Spolverizzare con un pizzico di pepe e servire.
Varianti
Il cocktail può essere preparato anche nel mixing glass o, più semplicemente, direttamente nel bicchiere. In questo caso sciogliere il sale nel succo di limone e aggiungere le altre spezie, il succo di pomodoro e la vodka. Mescolare col cucchiaino dal manico lungo per qualche istante.
Volendo, si può aggiungere qualche cubetto di ghiaccio. Esistono comunque molte varianti. Nel Sud America per esempio è chiamato Bloody Maria ed è realizzato con tequila al posto della vodka. Nei Paesi Scandinavi viene fatto col succo di vongole e, al posto della vodka, viene utilizzata acquavite di mais profumata al cumino. Al di là delle regole IBA, ognuno può comunque variare le dosi adattando il tutto al proprio gusto personale: una goccia in più di salsa Worcester, un po' di rafano, un po' di più di sale … Qualcuno decora il cocktail con un gambo di sedano fresco.
Si serve come aperitivo prima di pranzo o di cena e, dicono, che sia un autentico toccasana per chi ha ecceduto con l'alcol la sera prima se servito di mattina...