sabato 29 ottobre 2011

Napoli e il "caffè sospeso"



<<Prendiamoci un caffè>>. E’ forse l’esortazione collettiva più frequente a Napoli, motivo d’aggregazione e distensione quotidiana, al lavoro come nel tempo libero. La bevanda nera è senza dubbio il pretesto per una chiacchierata in leggerezza, e viceversa le chiacchierata pretesto per un piacevole caffè.
A Napoli il caffè è un rito che è pure business. Una tradizione talmente salda da aver consacrato in Italia e nel mondo “l’espresso napoletano”; una tradizione che affonda le sue radici nel 1700 quando nell’antica capitale duosiciliana se ne beveva almeno una tazzina al giorno.

Altro punto a favore dell’espresso di casa nostra sta nel fatto che è più salutare di qualsiasi altra preparazione del caffè poiché l’estrazione di caffeina, che è in relazione al tempo di esposizione all’acqua calda, è minima. Ciò significa che, contrariamente a quanto pensano in molti, un caffè ristretto alla napoletana è molto più salutare di un caffè lungo che, oltre ad avere un sapore ed una gustabilità decisamente discutibili, è anche più carico di caffeina.

Attorno al caffè a Napoli ruotano riti e aneddoti. Ad esempio è di regola qui bere il caffè con le “5 C”, ovvero le cinque C iniziali della frase “comme ca..o coce chistu café”. Ma scalda più il cuore che il palato la ritualità del Caffè Sospeso,un'antica pratica napoletana che «voleva che se si beveva un caffè, se ne potevano pagare due, uno per chi non poteva permetterselo. Era un caffè offerto all’umanità. Di tanto in tanto qualcuno si affacciava alla porta e chiedeva se c’era un caffè sospeso,una grande lezione di solidarietà da parte di un popolo spesso sui giornali per la cronaca nera che non per quello che ha dato alla storia e alla cultura del paese