venerdì 9 dicembre 2011

Flaming Lamborghini

Oggi voglio presentarvi uno spettacolare drink molto popolare all'estero, ma ancora poco conosciuto e preparato in Italia nonostante il nome rimandi a una delle più famose supercar del bel paese..il FLAMING LAMBORGHINI!!



SCHEDA COCKTAIL
Nome Cocktail: Flaming Lamborghini
Tipologia: Cocktail alcolico
Ingrediente principale: Sambuca, Kahlua, Baileys, Blu Curacao
Tempo di preparazione: 1 minuto
Per quante persone: 1


RICETTA:
1 parte di Sambuca
1 parte di Kahlua
1 shot di Baileys
1 shot di Blu Curacao

PREPARAZIONE:
Per preparare il cockatil servono tre bicchieri: uno da cocktail poco profondo (Coppetta Martini) e due Shot.

Si versa la sambuca e il Kahlua bagnando anche i bordi interni del bicchiere con la Sambuca.

Negli altri due bicchierini si versano i restanti ingredienti: in uno il Baileys e nell'altro il Blue di Curacao.

Prima di consumare il cocktail occorre accenderlo ovvero servire flambé il bicchiere più grande ed iniziare a bere, con una cannuccia il contenuto mentre il barman versa i due bicchierini in quello più grande spegnendo il cocktail.

Qui di seguito una spettacolare torre di Flaming Lamborghini...in perfettto stile asiatico

martedì 29 novembre 2011

Absolut Mixologist 2011

Terza edizione per Absolut Talent Show, gara on line organizzata da Pernod Ricard per la celebre vodka svedese. La finale live si è tenuta alla discoteca Lime Light di Milano.
 
Come per le precedenti due edizioni dell'Absolut Talent Show, la selezione dei bartender è avvenuta on line grazie a due video per concorrente, il primo di presentazione, l'altro di esibizione, suddivisi nelle categorie Classic e Freestyle. Questi i finalisti Classic: Annalisa Orru (Cagliari) prima classificata sul web (756 voti), Pasquale Damiano (Napoli), Mina Di Palma (Bari), Giada Lo Monaco (Torino). Finalisti Freestyle: Daniele Arciello (Roma), Alessandro Beggio (Venezia), Alberto Carrozza (Benevento), Ettore Guarcini (Torino). Gli otto finalisti dell'Absolut Talent Show 2011-12 (organizzato da Pernod Ricard Italia) si sono quindi confrontati nel corso di un evento live tenuto il 17 novembre alla discoteca Lime Light di Milano e presentata dall'affascinante Melissa Satta. La valutazione è stata affidata a differenti giurie per gusto del cocktail, tecnica di lavoro e modo di presentarsi. A ottenere il titolo di Absolut Mixologist 2011, prevalendo per sicurezza e professionalità, è stata Mina Di Palma, bar manager e titolare dell'american bar Alterno di Bari con la ricetta Absolut Rose. Nel mixing glass versare 3 cl Absolut Vanilla, 2,5 cl Crema di cacao De Kuyper, 1 cl Absolut Clear con macerazione di petali di rosa alimentari, gocce di olio essenziale di limoni di Sicilia, alcuni petali di rosa alimentare. Versare in doppia coppa, guarnire con petali di rosa alimentare e abbinare con cioccolatini di cacao fondente 70%. A consegnare il premio (un soggiorno professionale presso la sede Absolut Vodka a Stoccolma) è stato il direttore marketing di Pernod Ricard Italia, Laurent Schun insieme con l'Absolut Mixologist 2010, Giuseppe Mancini.
 
fonte: bargiornale

sabato 29 ottobre 2011

Napoli e il "caffè sospeso"



<<Prendiamoci un caffè>>. E’ forse l’esortazione collettiva più frequente a Napoli, motivo d’aggregazione e distensione quotidiana, al lavoro come nel tempo libero. La bevanda nera è senza dubbio il pretesto per una chiacchierata in leggerezza, e viceversa le chiacchierata pretesto per un piacevole caffè.
A Napoli il caffè è un rito che è pure business. Una tradizione talmente salda da aver consacrato in Italia e nel mondo “l’espresso napoletano”; una tradizione che affonda le sue radici nel 1700 quando nell’antica capitale duosiciliana se ne beveva almeno una tazzina al giorno.

Altro punto a favore dell’espresso di casa nostra sta nel fatto che è più salutare di qualsiasi altra preparazione del caffè poiché l’estrazione di caffeina, che è in relazione al tempo di esposizione all’acqua calda, è minima. Ciò significa che, contrariamente a quanto pensano in molti, un caffè ristretto alla napoletana è molto più salutare di un caffè lungo che, oltre ad avere un sapore ed una gustabilità decisamente discutibili, è anche più carico di caffeina.

Attorno al caffè a Napoli ruotano riti e aneddoti. Ad esempio è di regola qui bere il caffè con le “5 C”, ovvero le cinque C iniziali della frase “comme ca..o coce chistu café”. Ma scalda più il cuore che il palato la ritualità del Caffè Sospeso,un'antica pratica napoletana che «voleva che se si beveva un caffè, se ne potevano pagare due, uno per chi non poteva permetterselo. Era un caffè offerto all’umanità. Di tanto in tanto qualcuno si affacciava alla porta e chiedeva se c’era un caffè sospeso,una grande lezione di solidarietà da parte di un popolo spesso sui giornali per la cronaca nera che non per quello che ha dato alla storia e alla cultura del paese

lunedì 5 settembre 2011

mary, bloody mary

Non solo la vicenda della sua creazione, ma anche le origini del nome Bloody Mary sono piuttosto confuse. C´è chi dice, infatti, che il drink sia stato chiamato così, perché i primi due clienti che lo assaggiarono, degli americani di Chicago, erano frequentatori di un bar chiamato Bloody Bucket, dove lavorava una cameriera chiamata Mary, da tutti soprannominata appunto Bloody Mary. Non manca, poi, il riferimento più famoso: quello alla regina d´Inghilterra Maria I Tudor, passata alla storia come Maria la Sanguinaria (Bloody Mary appunto) per il suo accanimento nel perseguitare i protestanti. Ma si dice anche che il cocktail prese il nome dall´attrice Mary Pickford, alla quale era peraltro già stato dedicato un cocktail di colore rosso, a base di rum, maraschino e granatina.
Quale che sia la realtà sull’origine del nome Bloody Mary, quello che pare certo è l’assoluta confusione della vicenda. Tanto che il drink prese ,seppur brevemente, un altro nome. Negli anni 30 si chiamò, infatti, Red Snapper, perché Bloody Mary appariva un po´ troppo sguaiato rispetto ai tempi. La fortuna di quest´ultima denominazione, però, durò assai poco e il cocktail ben presto riacquistò il suo nome originario.




  • 3/10 di Vodka

  • 6/10 di succo di pomodoro

  • 1/10 di succo di limone

  • 2 gocce di salsa Worcester

  • Uno spruzzo di Tabasco

  • Sale di sedano

  • Sale e pepe




  • Procedimento

    Per chi ama la versione shakerata: mettere alcuni cubetti di ghiaccio nello shaker e aggiungere vodka, pomodoro, limone, sale, tabasco e worcester. Agitare bene per 6-8 secondi, lasciar riposare un attimo e riprendere poi più lentamente e versare nel bicchiere ben ghiacciato. Spolverizzare con un pizzico di pepe e servire.

    Varianti

    Il cocktail può essere preparato anche nel mixing glass o, più semplicemente, direttamente nel bicchiere. In questo caso sciogliere il sale nel succo di limone e aggiungere le altre spezie, il succo di pomodoro e la vodka. Mescolare col cucchiaino dal manico lungo per qualche istante.
    Volendo, si può aggiungere qualche cubetto di ghiaccio. Esistono comunque molte varianti. Nel Sud America per esempio è chiamato Bloody Maria ed è realizzato con tequila al posto della vodka. Nei Paesi Scandinavi viene fatto col succo di vongole e, al posto della vodka, viene utilizzata acquavite di mais profumata al cumino. Al di là delle regole IBA, ognuno può comunque variare le dosi adattando il tutto al proprio gusto personale: una goccia in più di salsa Worcester, un po' di rafano, un po' di più di sale … Qualcuno decora il cocktail con un gambo di sedano fresco.
     Si serve come aperitivo prima di pranzo o di cena e, dicono, che sia un autentico toccasana per chi ha ecceduto con l'alcol la sera prima se servito di mattina...

    martedì 5 luglio 2011

    Lo spillatore di birra dal basso in alto!

    Grazie a un amico e collega sono venuto a conoscenza di questo strano spillatore,prodotto da una ditta americana, che capovolge il mondo delle bevande alla spina, permette infatti di spillare birra o altre bevande dal basso verso l'alto!
    Tecnicamente si tratta di uno spillatore a azoto o carboazoto,con uggelli di riempimento a controllo elettronico che vanno a infilarsi nel fondo di speciali bicchieri forati....tramite un magnete,il foro sul bicchiere si apre al contatto dello spillatore e per poi richiudersi quando si tira via il bicchiere.
    Sicuramente i vantaggi sono l'estrema rapidità con della spillatura e la precisione delle dosi dettata dall'elettronica,oltre a una certa spettacolarità nel vedere il bicchiere rimpirsi dal basso..mentre i possibili svantaggi sono (a mio avviso) il fatto di essere vincolati a usare solo questo tipo di bicchieri sicuramente più costosi e meno reperibili e il fatto che non sia prevista una variante in vetro..
    Di certo un'apparecchiatura del genere è stata pensata per grandi volumi di consumo,dove il rapporto litri/ora diventa un fattore essenziale e dove il consumatore non si aspetta di bere una birra di altissima qualità spillata magari "alla bavarese" con un alto cappello di schiuma..ciò non toglie che sia comunque un' idea innovativa!

    sabato 2 luglio 2011

    mai tai!!!

    Il Mai Tai è un cocktail alcolico sulla base di rum, Curaçao liquore, e succo di lime, granatina e orzata in stile popolare polinesiano.
    È stato inventato presumibilmente al Trader Vic's ristorante di Oakland, California nel 1944.Anche se Don Beachcomber ha affermato di averlo creato nel 1933 al suo omonimo bar di Huntington Beach.
    La storia vuole che in un caldo pomeriggio al Trader,Victor J. Bergeron offrì ad un paio di amici Thaitiani un cocktail di sua invenzione e uno di quegli amici, assaggiando il drink gridò: "Maita'i roa ae" (Letteralmente "molto buono!")
    Da qui iniziò la storia di un classico ancora oggi molto apprezzato: il Mai tai!
    Oggi si preferisce sostituire l'orange curaçao con del succo di arancia,in modo da ottenere un drink appena più "long" e godibile,che incontra un numero sempre maggiori di estimatori.
    Vediamo la ricetta!
    1 oz rum chiaro(3 cl, 1/4 gills)
    1 oz rum scuro(3 cl, 1/4 gills)
    1 oz succo di arancia(1.5 cl, 1/8 gills)
    1/2 oz succo di lime (4.5 cl, 3/8 gills)
    1/4 oz granatina (6 dashes, 1/16 gills)
    1/2 oz orzata (1.5 cl, 1/8 gills)
    shakerare con abbondante ghiaccio e servire in un tumbler alto
     

    domenica 5 giugno 2011

    old fashioned,un classico senza tempo

    Il variegato e alquanto poco sobrio mondo del bere miscelato è sempre in movimento, non di rado nascono nuovi drink che rapidamente diventano una moda,salvo poi scomparire una volta finita la stagione..
    Per questo motivo voglio riproporvi un classico cocktail di fine '800 che è sopravvissuto fino ai giorni nostri senza perdere il suo vigore e il suo equilibrio: l' OLD FASHIONED.

    • Famiglia: on the rocks (versione IBA)
    • Qualità: alcolico
    • Base alcolica: Whiskey Bourbon o Rye
    • Metodo: direttamente nel bicchiere
    • Bicchiere: Old Fashioned
    • Decorazione: 2 ciliegine al maraschino, una fetta d'arancia, una scorza di limone
    Si prepara direttamente nel bicchiere imbevendo la zolletta di zucchero con l’ angostura, quindi schiacciando con il muddler del cucchiaino da cocktail, dopo averla spruzzata con alcune gocce di soda. Versare quindi il whiskey e riempire di ghiaccio completando con altra soda.
    Guarnire con fetta d’arancia e ciliegina.
    Creato nel 1884. Come il Martini, il bicchiere nel quale è servito prende il nome del Cocktail.
    E’ stato inventato nel 1884 dal Barman del ‘Pendennis Club’ di Louisville nel Kentucky e da James E. Pepper, uno dei membri del Club e conproprietario del Bourbon ‘Pepper’ nella Woodford Reserve dove attualmente è distillato e distribuito da Labrot & Graham col nome Woodford Reserve Bourbon.
    Fu chiamato ‘Old Fashioned Whisky Cocktail’.
    James E. Pepper amò talmente tanto questo cocktail che ovunque andasse nei suoi lunghi viaggi chiedeva al Barman di preparargli la sua ricetta.
    Fu così che questa ricetta ha fatto il giro del mondo ed è diventata ben presto famosa.
    Durante il Proibizionismo negli USA, per sfuggire ai controlli mescolavano allo zucchero e all’Angostura uno zest di limone, quindi aggiungevano un poco di Gassosa e 2 ciliegine rosse per nascondere il gusto dell’alcol.

    mercoledì 20 aprile 2011

    eyeballing,vodka negli occhi

    Con questa pratica i ragazzi pensano di ubriacarsi più velocemente. Ma a parte la pericolosità, ora si scopre che è anche perfettamente inutile.


    Un nuovo modo per divertirsi tra i giovani è quello di versarsi l’alcool negli occhi, pensando di “sballarsi”più velocemente...ma in cosa consiste l’eyeballing? Molto semplice: si fa aderire l’imboccatura della bottiglia o del bicchiere all’occhio e si versa vodka o altri superalcolici direttamente sul bulbo oculare. Nato nei campus del Regno Unito e prima ancora in quelli americani o viceversa (ma è difficile stabilirne l’esatta provenienza), questo fenomeno è approdato in Francia, scrive Le Figaro reso popolare da YouTube. “Questa è una tendenza marginale in Francia, fa parte del desiderio dei giovani di testare i loro limiti“, afferma Patrice Huerre, psichiatra infantile e autore di ‘Alcol e adolescenza, giovani in cerca di ebbrezza  "L’alcolizzazione degli adolescenti ha assunto importanza negli ultimi anni, la ricerca di fonti di emozioni e anche l’assunzione di rischi”, aggiunge Huerre. “Vogliono far colpo e cosa più importante, che le loro esperienze non siano state testate dalla generazione precedente“. Con l’ eyeballing è il gesto che premia perché l'ubriachezza per via oculare non esiste. “L’assorbimento di alcool da parte dell’occhio è molto basso rispetto a quello orale, l’alcol, non passa se non per una minima quantità nel sangue“, ha spiegato Jean-Antoine Bernard, direttore scientifico della Società francese di Oftalmologia (SFO). “E non aumenta il tasso alcolemico nel sangue, i giovani che praticano questo gioco sono probabilmente già ubriachi prima di cominciare“, aggiunge l’oftalmologo.

    DANNI IRREPARABILI - Per Patrice Huerre, la novità nel rapporto tra i giovani e l’alcool non consiste tanto nel tipo di esperienze si fanno, ma nell’età in cui si praticano. “Prima, questa tendenza all’alcolizzazione toccava soprattutto i licei, ora si è spostata agli inizi del college, a 11,12 ,13 anni”, osserva. “Il problema è che a quell’età, non hanno il senso del pericolo delle loro azioni. E nel caso dell’ eyeballing i danni possono essere irreparabili”. “Queste pratiche possono danneggiare la superficie dell’occhio, soprattutto se si ripetono” dice il Dott. Bernard. Ma può essere sufficiente anche una sola volta per causare problemi definitivi alla vista. Nel caso di un giovane alcolizzato, che sprofonda in un coma etilico per esempio, l’alcool andrà a stagnarsi sulla superficie dell’occhio per un certo tempo e danneggerà la cornea e la membrana sottostante. Risultato: una visione offuscata definitivamente.
    fonte: le figarò

    Detto questo...non mi pare il caso di sprecare un solo goccio di Vodka x queste cazzate,fatevi un Black Russian,un Moskow Mule o un bella caipiroska e se prorio volete sballarvi e rovinarvi la vista,chiedete al barman o a un vostro amico di infilrarvi due dita negli occhi,lo farà molto volentieri..

    sabato 16 aprile 2011

    breve storia del negroni!



    Chissà se il Conte è quello vestito alla "marinara"?

    Di una cosa si è certi: che il Conte Negroni fosse un appassionato viaggiatore e poliglotta. Inoltre si sa che intorno agli anni’ 20 frequentasse il Caffè Casoni di Firenze e che stanco del solito aperitivo Americano abbia chiesto al barman Fosco Scarselli, dell’aristocratico Caffè, una spruzzatina di Gin in sostituzione del selz al suo Americano in onore agli ultimi viaggi londinesi.

    Il Negroni, mi scusi Conte ma ormai nessuno più la cita al momento dell’ordinazione, è in assoluto l’aperitivo dei golosi: dolce per la prensenza del Martini, amaro per l’abbinamento con il Bitter Campari e giustamente alcoolico per la collaborazione del Gin. La fetta d’arancio a perfezionare profumi e aromi. Ma non è così semplice, seppur banale è la preparazione troppe sono le complicanze. La presenza del ghiaccio cavo, quello prodotto dalle macchinette per pescaggio, inganna; infatti le cavità talvolta sono piene di aria e la mano infelice, quella sì, non riesce a quantificare il giusto rapporto tra gli ingredienti che si amalgameranno solo dopo lieve turbinio nel bicchiere stesso. La complicanza delle cose semplici disarma, non bisogna sbattere, nemmeno abbattere; semplicemente quantificare e non è cosa così semplice,ma da delle belle soddisfazioni!

    mercoledì 23 marzo 2011

    Il Milk & Honey di Londra bar dell’anno

    Il Milk & Honey di Londra vince il titolo di bar dell’anno. Ed è solo l’ultima medaglia. Dietro il successo c’è un lavoro di fino eseguito su ingredienti, tecniche, servizio. Un cocktail bar per inteditori,con delle regole precise non solo per i drik,ma anche e sopratutto per i clienti:

    Prima regola. Se sei un vero gentleman, levati il cappello.

    Seconda regola. Non strillare, non fare versi e, in generale, mantieni un comportamento educato.

    Terzo. Non attaccare briga.

    Quarto. Non portare con te un ospite che non inviteresti a casa tua.

    Quinto, non fare il provolone. A meno che non siano le stesse signore a rivolgerti la parola, tieni mani e lingua a posto.

    Sesta e ultima regola.

    giovedì 10 febbraio 2011

    Bollicine..sai cosa bevi?




    Una selva di sigle e di prezzi che disorientano il consumatore e pongono l'ennesimo interrogativo: è un buon acquisto? Vale a dire il prezzo è giusto o si paga la moda e l'etichetta? Può essere considerato spumante o champagne un vino bianco al quale è stato aggiunto gas (anidride carbonica) e confezionato con tappo a fungo e gabbietta metallica? No di certo, ma in commercio se ne trovano anche a prezzi bassi, il che può ingannare il consumatore convinto di aver fatto un affare.

    Come fare per evitare fregature visto che, tra Natale e Capodanno, quest' anno sono state vendute 80 milioni di bottiglie? Come al solito occorre leggere l'etichetta e in questo senso l'associazione dei consumatori Aduc ci dà qualche consiglio utile.

    Spumante. Le bollicine dello spumante (come quello dello champagne) non sono altro che anidride carbonica (gas ottenuto dalla trasformazione degli zuccheri contenuti nell'uva). I metodi per ottenere lo spumante sono due: lo charmat e lo champenois o classico, visto che non si può usare la denominazione francese perché tutelata; quest'ultimo metodo viene indicato in etichetta. La differenza sta nel fatto che con il metodo charmat la fermentazione avviene in tini, mentre con il metodo classico avviene anche in bottiglia, per tre anni, quindi costa di più. In aggiunta lo "spumante di qualità" e più alcolico dello spumante semplice.

    Gli spumanti possono essere DOC (denominazione di origine controllata) e DOCG (denominazione di origine controllata e garantita), vale a dire che sono stati prodotti in una determinata area geografica e soggetti a specifici disciplinari. La traduzione europea di queste sigle è VSQPRD (vini spumanti di qualità prodotti in regioni determinate). Vi sono, inoltre, altre indicazioni: blanc de blancs (solo da uve bianche), brut ed extra brut (secco e secchissimo), brut millesimato (con indicazione dell'annata), sec, demi-sec, doux (secco, semi secco, dolce), cremant (poco frizzante), cuvee (proveniente da diverse uve e/o di prima spremitura) pas dosé o nature (senza aggiunta di sciroppi), a fermentazione naturale (senza aggiunta di gas).

    Alcuni produttori indicano la data della sboccatura, cioè il periodo nel quale e stato eliminato il deposito nelle bottiglie. Come scegliere, visto il numero e la complessità delle sigle? Alcuni elementi di base possono indirizzare il consumatore verso una scelta che prenda in considerazione la qualità piuttosto che la marca. Da scegliere uno spumante:
    * DOC o DOCG (VSQPRD);
    * millesimato;
    *a fermentazione naturale;
    *classico (champenois);
    *pas dose';
    *con la data della sboccatura.

    I gusti di ciascuno determineranno poi la scelta relativa alla secchezza e alla quantità di anidride carbonica.

    Champagne. Per la scelta degli champagne in genere il consumatore guarda più alla marca che all'etichetta, anche perché nessun commerciante si sente obbligato a fornire informazioni precise, spesso si limita a decantarne le qualità. Per lo champagne valgono in sostanza le stesse indicazioni dello spumante. In più sulle etichette degli champagne dovrebbe essere indicata:
    *la sigla Ay che sta ad indicare la zona con i vigneti migliori;
    *la sigla R.M (lo champagne è fatto con uve dei produttori);
    *la sigla N.M (lo champagne è fatto con uve di diversa provenienza);
    *la dizione pas dosé o nature (non è stato aggiunto sciroppo zuccherino);
    * l'indicazione dell'annata (champagne millesimato).

    lunedì 7 febbraio 2011

    Champagne supernova

    Champagne... a questa denominazione hanno diritto soltanto i vini prodotti nella zona delimitata ed ottenuti da vitigni "raccomandati" che variano a seconda delle località: per la Marna e l'Aisne sono il Pinot (bianco, grigio e nero), lo "Chardonnay", il "Meunier" e un particolare "Gamay nero a succo bianco".
     Altre zone della Champagne sono l'Alta Marna e l'Aube ma con qualità inferiori alle precedenti e con superficie a vite assai più limitata, che non supera i 3.000 ettari.
    Oltre ai vitigni sopra nominati qui troviamo anche il "Frane Noir", il "Savagnin blanc" ed il "Bachet".

    Tecnicamente gli Champagnes sono dei vini "mousseux", cioè spumanti, che però hanno diritto alla denominazione specifica per distinguerli dagli spumanti di qualsivoglia altra provenienza. Già dal 1927 la zona di produzione della Champagne è stata delimitata e suddivisa in quattro parti: la Montagne de Reims, la Vallèe de la Marne, la Còte des Blancs e l'Aube.
    Le qualità migliori di vino della regione derivano dai vitigni "Pinot noir" e "Pinot Chardonnay", che è invece bianco. Tutti sanno però come gli Champagnes derivino da uve rosse, oppure da mescolanze di queste (vinificate in bianco) con altre bianche in proporzioni variabili, salvo i "Blancs de Blanc" che vuoi dire "Vini bianchi provenienti da uve bianche".
     Può interessare conoscere a che cosa esattamente si riferisce l'espressione « Millèsime » applicata a questi vini, che non riguarda unicamente l'annata di produzione. Vengono millesimate soltanto le annate ottimali come andamento climatico e la cui produzione sia stata invecchiata per un minimo di tre anni.
    Le Case produttrici non possono, per legge, millesimare oltre l'8o% del prodotto ottenuto in un'annata eccezionale e dovrà trattarsi allora di una qualità particolare  molto superiore alle normali,ecco il perchè del prezzo generalmente più alto rispetto a un altro champagne della stessa casa e annata.

    Il metodo detto  champenoise (o metodo classico) è l'unico ammesso per produrre Champagne: nella primavera successiva alla vendemmia, il vino secco, che ha subito intanto alcuni travasi, viene addizionato di zucchero  assieme a dei fermenti selezionati in piena attività ed imbottigliato in bottiglie resistenti ad una certa pressione. Il tappo viene fissato con una graffa metallica alla bottiglia che, coricata, viene accatastata.
    Per effetto dei lieviti aggiunti il vino entra in fermentazione e lo zucchero si trasforma in alcool ed anidride carbonica che si scioglie gradatamente nel liquido fino a conferire una pressione di 5-6 atmosfere e formare un abbondante sedimento.. cosi ultimata la  presa di spuma  e le bottiglie vengono messe sulle pupitres  in appositi fori per uno o due anni durante i quali, a seguito del remuage vengono capovolte e depositano gradatamente il  fondo  nel collo contro il tappo. Avviene allora il  degorgement (sboccatura),  per eliminare la sedimentazione e si ricolma la bottiglia con il cosiddetto  liqueur d'expedition  che varia secondo il tipo di vino che si desidera ottenere: brut, extra-sec, sec, demi-doux'e doux. Si ritappa, si mette la gabbietta di filo di ferro e si lascia invecchiare per il tempo che si ritiene opportuno.
     L'abbinamento gastronomico dello Champagne dipende dalle diverse impostazioni di gusto. Il tipo « brut » non di annata, fresco e vivace, è considerato ideale per l'aperitivo ed accompagna egregiamente antipasti leggeri, frutti di mare e pesce. Il « brut » di annata è di norma  più robusto, pieno, ricco e si sposa decisamente con le carni rosse, la cacciagione, il pollame nobile. I tipi « sec » e « demi-sec » sono particolarmente (ed unicamente) adatti con il dessert. Il « rosèe » ed il « Cramant » (quest'ultimo prodotto unicamente con uve bianche) sono stati definiti dai Francesi « divertenti eccezioni » riservate a gourmets  in cerca di particolari gusti e finezze.
    Come regola generale è consigliabile servire lo Champagne molto fresco ma non ghiacciato: la temperatura dovrebbe oscillare sui 9-11° C.

    martedì 1 febbraio 2011

    La sbronza in laboratorio

    Osservando una persona ubriaca proprio non si direbbe, ma in realtà quando siamo alticci il nostro cervello lavora anche di più di quando siamo sobri.
    Lo hanno scoperto all'università di Dartmouth, nel New Hampshire (Usa), dove alcuni ricercatori per la prima volta hanno sottoposto cervelli "ebbri" all'occhio elettronico dei sistemi di brain imaging (risonanza magnetica per immagini) per osservarne il funzionamento in tempo reale.
    Coordinamento scoordinato. Durante l'esperimento gli scienziati hanno osservato che l'alcool è in grado di rallentare la comunicazione tra le aree frontali e parietali della corteccia cerebrale, responsabili della percezione visiva e dei movimenti. Questo significa che il primo effetto del fatidico "bicchiere di troppo" è l'incapacità di coordinare correttamente il nostro corpo per reagire prontamente agli stimoli esterni.
    Brilli per la scienza.
    Studiare il cervello sotto l'effetto dell'alcool non è stato poi così difficile per i ricercatori di Dartmouth che hanno semplicemente dovuto "convincere" alcuni ragazzi tra i 21 e i 25 anni a bere qualche bicchiere.
    La risonanza magnetica ha permesso di osservare il comportamento di alcune aree cerebrali, quelle responsabili del coordinamento visuo-motorio, mentre i volontari portavano a termine compiti in cui vista e movimenti corporei erano fondamentali. In caso di ebbrezza, si è visto, il nostro cervello deve sobbarcarsi un complesso lavoro per compensare gli errori di percezione causati dall'alcool, correggendo i comandi impartiti alle aree della corteccia che coordinano i movimenti del corpo.
    Tutta una questione di feedback. «Sapevamo già che l'alcool ha un effetto globale sul cervello - ha dicharato John D. Van Horn, il principale autore dello studio - questa ricerca ha però permesso di comprendere l'effetto degli alcolici sulle aree destinate al coordinamento motorio. Le difficoltà di movimento che sperimentiamo dopo un paio di drink sarebbero dovute proprio a un insufficiente feedback tra le parti del cervello destinate ad aggiornare le proiezioni mentali dei movimenti corporei».
    fonte:focus.it

    Cocktails molecolari, la chimica del barman

    Anche in Italia è sbarcata la moda dei cocktail molecolari, nuova frontiera dei drink notturni. I locali dove vengono serviti si chiamano molecular bar e l’arte che li crea si chiama molecular mixology. In pratica sono bevande preparate giocando con la chimica: la struttura degli ingredienti viene modificata con l’aiuto di reazioni molecolari e gelificazioni provocate da fibre vegetali (come l’agar-agar), alghe marine o sostanze come il bicarbonato di sodio, l’azoto liquido o il ghiaccio secco, ottenendo così cocktail dal gusto sorprendente e dall’aspetto magico. Si lavora come in un laboratorio, al bancone o direttamente al tavolo del cliente, con sostanze naturali o comunque non deleterie per la salute.

    Qualche esempio? Le capsule di dry ice (ghiaccio secco a -82°C) che provocano una reazione di ‘fumo’ quando versate nel drink. Oppure, le palline di gelatina contenenti liquore che risultano miscelando un liquore con un liquido passato in un bagno calcico. In altri casi il cocktail assume l’aspetto delle uova di caviale o di una zolletta di zucchero che a contatto con il liquido versatole sopra diventa liquore. Le cosiddette ‘riduzioni’, poi, sono liquori o cocktail che vengono fatti bollire finché si concentrano in una piccolissima quantità, una capsula. Il cocktail che ne risulta è molto meno alcolico di uno normale (solo 1 ml di alcol), ma possiede tutta l’esplosione del gusto di un cocktail reale.

    Qualcuno di voi ha provato i cocktail molecolari? Quali sono le vostre impressioni?

    martedì 25 gennaio 2011

    Artemisia Absinthium:la fata verde




    L'absinthe, in italiano assenzio, fà parte delle mode che caratterizzarono la fine dell'Ottocento; già noto dal medioevo, la diffusione era iniziata verso il 1830 quando iniziò il trionfante ritorno in patria delle truppe francesi che avevano conquistato l'Algeria. Si vociferava che l'assenzio diluito in acqua, li aveva preservati dal tifo, dal colera, dalla dissenteria e perfino dalla malaria. In Francia la strana bevanda dall'amaro gusto di anice diventò rapidamente una moda, quasi un rito sociale. La chiamavano Le péril vert, il pericolo verde, o anche La fée verte, la fata verde, con riferimento al colore della bevanda e all'atmosfera "magica" in cui si perdevano le persone che lo consumavano.

    L'assenzio è un liquore ad alta gradazione alcolica (tra i 45° e i 75°), che si presenta in colore verde smeraldo o verde chiaro ottenuto dalla Artemisia Absinthium, una pianta spontanea che cresce in gran parte dell’Europa e particolarmente in Italia, dove è nota anche come "artemisia maggiore o romana". Le proprietà officinali di questa pianta erano conosciute fino all’antichità,tuttavia è talmente amaro che nelle Sacre Scritture simboleggia i dolori della vita, tanto che si usava dire di qualcosa "è amaro come l'assenzio".


    Splendore e oblìo dell'assenzio
    Verso la fine del diciannovesimo secolo, in Francia, l'Absinthe divenne una bevanda in gran voga e raggiunse l'apice del successo: il suo uso accomunava il ricco borghese, l'artista e il proletario; il suo alto gradimento tra il popolo ne fece la bevanda più consumata, a discapito delle aziende vinicole che persero grandi percentuali di vendita.

    mercoledì 19 gennaio 2011

    Martini, il Re dei Cocktails


    Le tesi riguardanti le origini di questo cocktail sono svariate e, in gran parte, vicine alla leggenda.
    La più autorevole, documentata da John Doxan in "Stirred - Not Shaken", afferma che un barista di nome Martini originario di Arma di Taggia in Liguria, emigrato negli Stati Uniti, avesse creato la miscela attorno al 1910 presso il Knickerbocker Hotel di New York in onore di John D. Rockefeller.
    Altre versioni vedono il cocktail nascere un decennio prima dall'estro di un tale Martinez di New Orleans o da una cittadina della California di nome Martinez. Qui infatti una targa in bronzo reca scitto: .....

    martedì 18 gennaio 2011

    Come curare (sul serio) una sbronza!

    Solo perchè bere 1 gallone di succo d'arancia non curerà la sbronza non vuol dire che sei senza speranza. Il solo metodo infallibile è bere poco alcool non berne. A volte una sola bottiglia si prende il meglio di te, quindi armati di questi consigli.
    Bere acqua: l'acqua è un elisir magico che fa funzionare il corpo. Non c'è niente di meglio per recuperare velocemente. Sarebbe ancora meglio bere acqua DURANTE la serata, e non quando sei gia sbronzo, Oltre a tenerti idratato, se bevi acqua, hai meno posto per l'alcol.
    Suggerisco di bere un bicchiere alto di acqua per ogni unità di alcol consumata.. Bere acqua spesso durante

    Metodi inefficaci per curare una sbronza!



    In ogni cultura con accesso all'alcool, abbondano miti su come curare una sbronza. In Irlanda si dice che devi seppellire il tuo amico col collo in sabbia umida per aiutarlo. Un mito Haitiano dice di trasformare il sughero della bottiglia che ha causato la sbornia in una bambola vudù e infilzarla con 13 aghi. Altri strani rimedi includono respirare il fumo di carbone e strofinarsi limoni sulle braccia. Non passeremo tempo a spiegare come mai strofinarsi un frutto sulle braccia non curi una sbronza, ma vedremo i metodi piu comuni di rimedio.

    sabato 15 gennaio 2011

    Starbubucks vs espresso

    La prima caffetteria con il marchio Starbucks venne aperta a Seattle quasi quarant’anni fa, nel 1971, da tre amici che non avrebbero mai sospettato il successo planetario del marchio della sirena dalla doppia coda. Oggi Starbucks è la più grande multinazionale del settore: diciassettemila punti vendita in quarantanove Paesi parlano da soli.
    I vertici di Starbucks guardano sia al mercato statunitense, dove è in programma l’apertura di un centinaio di nuovi negozi nei prossimi mesi, che a quello mondiale...o quasi.Già perchè Starbucks attecchisce e ha successo ovunque,ma non in Italia.

    Effetto chupito



    Il chupito consiste in un bicchierino di superalcolico bevuto tutto d’un fiato, "di schioppo", “alla goccia”, “alla calata” o “one shot” che dir si voglia . Nella variante "Chupito rum e pera" è subito accompagnato da un altro bicchierino, delle stesse dimensioni, contenente succo di frutta (preferibilmente di albicocca o pera, in quanto più densi).

    È opinione comune ma errata in Italia che per chupito s'intenda comunque "rum e pera", quando invece il termine indica un "bicchierino" di superalcolico. La parola, spagnola, corrisponde in sostanza all'inglese shot o agl'italiani bombetta o cicchetto.

    sabato 8 gennaio 2011

    Bombay Sapphire,celesti suggestioni

    La ricetta originaria, formulata nel 1761, comprendeva otto erbe aromatiche: bacche di ginepro, semi di coriandolo, radice di angelica e rizoma di giaggiolo (iris), corteccia di cassia, scorza di limone, mandorle e liquirizia. A questa cartella botanica si sono aggiunti, circa alla metà degli anni Ottanta, due pezzi altrettanto forti: i grani del Paradiso e le bacche di Cubebe, una pianta della famiglia del pepe. Spezie esotiche che hanno reso la miscela più “peperina”. Alcune cose di Bombay Sapphire, distribuito in Italia da Bacardi Martini, sono rimaste le stesse: l'acqua, che proviene dal piccolo lago Vyrnwy in Galles, i cereali al 100% scozzesi, la bottiglia azzurro-cielo col ritratto della Regina Vittoria inserito in una cornice di zaffiri. Non è cambiata la Carterhead - la caldaia che contiene spezie, radici, frutti ed erbe aromatiche - attraverso la quale passano i vapori della distillazione. Un sistema antico in cui l'alcol non viene bollito insieme ai suoi botanical. I vapori passano attraverso delle celle di rame perforate, che contengono le dieci erbe, e da lì prendono delicatamente l'aroma. Nasce così questo gin al palato leggero e floreale, dolce e al tempo stesso di carattere.
    Un distillato da maneggiare con cura ....

    Vodka Absolut Limited Edition

    Passato il periodo natalizio e la smania per il regalo a tutti i costi, giunge ora il momento di fare un regalo fatto spontaneamente, senza alcun doppio fine né obbligo particolare.
    Di solito sono questi i regali che non vengono riciclati.
    Girovagando mi sono imbattuto in una bottiglia di vodka decisamente singolare: appena l’ho vista ho capito di aver trovato l’oggetto giusto!
    Si tratta della Absolut Disco: una bottiglia limited edition di Vodka Absolut realizzata in omaggio alla cultura disco dance anni ‘70 che, per la sua decorazione costituita da scintillanti specchietti, ricorda da vicino le disco-ball.
    Vodka Absolut DiscoGiusto per capirci: le disco-ball sono quelle sfere abbaglianti che tutti avrete visto ne “La Febbre del Sabato Sera” e che negli anni erano un po’ il simbolo delle discoteche e dei locali da ballo -e non- di mezzo mondo.
    Oltretutto la bottiglia, una volta accuratamente svuotata, può essere utilizzata come simpatico soprammobile.
    Addirittura può essere appesa al soffitto proprio come una disco-ball grazie al tappo provvisto di gancio.
    Consigliatissima agli amanti del genere e agli emuli di Tony Manero, magari un po’ funky e un minimo kitsch.
    Un po’ meno azzeccata come dono per un vero amante della vodka; a quel punto piuttosto mi sento di consigliare una Grey Goose, una Russkij Standart o la Kauffman.
    Ma questa vodka, se proprio non contribuirà a fare della vostra abitazione il miglior bar del mondo, darà comunque un tono all’ambiente, e magari contribuirà egregiamente alla preparazione di un buon White Russian in puro stile Il Grande Lebowsky.

    venerdì 7 gennaio 2011

    Un locale a regola d'arte...

    Il genio Leonardo da Vinci lavorava, giovanissimo, la sera come cameriere per arrotondare il salario, in seguito aprì una taverna con il Botticelli e inventò macchinari per facilitare il lavoro degli chef di oggi. Scrisse anche ricette e un codice di comportamento, ma sulla sua autenticità gli studiosi si dividono .

    L’informazione sulle pietanze fornite al cliente era talmente importante da spingere Sandro Botticelli a raffigurare i piatti preparati sui menu scritti nell’incomprensibile grafia da destra a sinistra di Leonardo da Vinci. Accadeva in pieno Rinascimento, quando i due massimi esponenti, amici del cuore, decisero di diventare soci e aprire assieme una taverna: “Alle Tre Ranocchie di Sandro e Leonardo”. I piatti che andavano per la maggiore erano capretto bollito, carciofi, rognone di agnello, ranocchie fritte (specialità della casa), cetrioli, carote. L’iniziativa non ebbe successo, forse perché troppo all’avanguardia e i due “osti” tornarono alle loro genialità più riconosciute in quel periodo. ..

    giovedì 6 gennaio 2011

    Dimmi che cocktail scegli e ti dirò che donna sei

    Ci sono tante piccole cose di noi che rivelano agli altri i tratti della nostra personalità. I nostri gesti, il nostro modo di vestire, l’acconciatura e il modo in cui portiamo i capelli (chi li ha..NdR),e per una donna anche il makeup che sceglie per valorizzarsi.
    Inconsciamente, facciamo uscire il nostro carattere nei gesti quotidiani ed in ogni azione che compiamo, anche la più piccola; un osservatore attento può infatti captare il nostro modo di essere semplicemente notando come interagiamo con il mondo.
    E se vi dicessi che il vostro cocktail preferito inquadra gli elementi essenziali della vostra personalità? Può sembrare una buffa idea, ma scegliendo da bere in base ai nostri gusti diamo un indizio di come siamo davvero.
    Siete più tipe da Cosmopolitan o amate il classico Martini? Prendete sempre un bicchiere di buon vino rosso oppure la birra bionda è la vostra immancabile compagna? Scoprite le vostre caratteristiche personali indicando la vostra preferita fra le seguenti otto bevande!

    martedì 4 gennaio 2011

    Ibiza,bar e discoteche "soci in affari"

    Cuore di un'economia interamente basata sul fascino della notte, il centro di Ibiza, un'area compresa tra La Marina e Dalt Villa (la città fortificata), è affollato di innumerevoli disco bar che hanno trovato la maniera perfetta per interagire, con successo, con il sistema delle discoteche. Basta aggirarsi, una sera qualsiasi, tra le viuzze che costeggiano il porto e salgono verso la città alta per imbattersi in tantissimi bar, in sequenza, uno dopo l'altro, che gestiscono con abilità il servizio di prevendita dei costosi biglietti di ingresso dei club. La clientela non manca: ogni estate (e qui la stagione inizia a maggio e finisce a ottobre) sbarcano sull'isola folle di ragazzi da ogni angolo del pianeta, italiani in testa. Nonostante l'idea della discoteca sia sempre associata a un immaginario in veloce trasformazione, Ibiza da oltre 30 anni a questa parte.....

    domenica 2 gennaio 2011

    Rapine di Capodanno


    Ormai da qualche anno se si decide di cenare fuori l'ultima sera dell'anno ci trova davanti a un discreto numero di "offerte"...